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La storia gay e segreta di Venezia

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La storia gay e segreta di Venezia

Alla scoperta della storia segreta LGBTQ+ di Venezia

Dal travestitismo con maschere a gatto al Queer Lion, premio per onorare i film a tematica queer al Festival, la storia della comunità LGBTQ+ di Venezia è un vero e proprio labirinto, proprio come il sistema di canali che creano la città.

La storia di Venezia è davvero lunga e complessa. Negli anni queste isolette sparse hanno subito tantissimi cambiamenti, dall’essere una potenza dei mari al momento in cui sono diventate parte del Regno di Italia nel 1866. E se pariamo dei suoi cittadini LGBTQ+, il passato di Venezia è similmente complicato. Un tempo città in cui gli uomini gay e bisessuali venivano bruciati in pubblica piazza, si è trasformata in una destinazione per persone queer da tutto il mondo.

Alla scoperta del pericoloso passato LGBTQ+ di Venezia

Nel Medioevo, la pratica della sodomia era un peccato punito pesantemente dalla Chiesa Cattolica. Nel 1400 a Venezia ci sono diversi documenti che attestano come uomini di ogni stato sociale, dai più poveri ai nobili, furono messi al rogo per aver avuto relazioni con persone dello stesso sesso. Ma malgrado le autorità condannassero e andassero a caccia di “sodomiti” fino al 1500 la vita gay underground di Venezia era attiva e vibrante e gli uomini utilizzavano delle maschere per non mostrare la propria identità.

Il carnevale di Venezia: la maschera del gatto e i vestiti da donna

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Durante il Carnevale di Venezia, gli uomini gay e bisessuali riuscivano ad aggirare le leggi della città proprio perché in questo periodo dell’anno molte leggi venivano ignorate e le leggi principali non venivano attuate se la persona che stava commettendo un atto improprio indossava una maschera. Gli uomini gay e bisessuali indossavano una maschera da gatto, chiamata Gnaga e si vestivano con vestiti da donna per poter dormire insieme, in incognito, e senza essere perseguitati.

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Amore e prostituzione maschile a Venezia

Melanie Marshall, un’accademica dell’Università di Cork che si è occupata delle questioni di gender e sessualità nella Venezia del 1500, mostra quando un segno queer fosse evidente anche in quei tempi. Per esempio la dottoressa ha tradotto una canzone del compositore Antonino Barges, che viveva a Venezia, e aveva dedicato questo pezzo al suo amante. Una frase in particolare dice: “mi spiana con la sua cosa”.

Ma oltre agli uomini che avevano relazioni amorose con altri uomini, c’erano anche quelli che del sesso tra maschi ne facevano un lavoro. La popolarità dei prostituti di Venezia divenne davvero grande verso la fine del Rinascimento, al punto che alcuni li preferivano alle prostitute di corte.

E proprio per la loro popolarità, le prostitute chiesero al vescovo Antonio Conarini di intervenire. E per questo motivo alle prostitute fu concesso di mostrare il loro seno in alcune zone particolari della città, così da mostrare il loro essere donne ed eliminare la prostituzione maschile, delle persone transessuali e dei travestiti. Per questo motivo anche un ponte della zona al luci rosse fu chiamato “Ponte delle Tette” e tutt’ora è conosciuto in questo modo.

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Dai roghi a meta del sesso e turismo omosessuale

Secondo le ricerche di Chiara Beccalossi, lettrice di storia Europea moderno all’università di Lincoln, questo tentativo di rendere tutti gli uomini di Venezia eterosessuali non funzionò benissimo. La prostituzione maschile divenne sempre più praticata nel 1700 e 1800 dino a quando l’omosessualità venne decriminalizzata grazie al codice penale Zanardelli che fu adottato nel 1889. A questo punto Venezia divenne meta di uomini gay e bisessuali facoltosi di tutta Europa che nei loro paesi venivano perseguitati. Arrivavano in città per la cultura e per l’intrattenimento, oltre che per la prostituzione maschile molto comune tra i gondolieri.

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Beccalossi pensa che la reputazione di Venezia come una “destinazione di turismo sessuale” fu dovuta a diversi fattori tra cui la lunga storia di democrazia con il doge eletto dal popolo, la cultura delle cortigiane di cui ne parlava anche lo scrittore Lord Byron e la sua posizione strategica e al porto dove era facile far arrivare mercanti, marinai e viaggiatori.

Venezia lesbo: dove sono le donne veneziane queer?

Tutti questi fattori contribuirono a rendere ancora più viva la sottocultura omosessuale in città che era unica nel suo genere. Sempre la Beccalossi dice che “la sottocultura omosessuale era molto legata alla cultura della prostituzione femminile, e le due tradizioni andavano a pari passo. Tradizionalmente a Venezia, sia le prostitute che i prostituti vendevano i loro servizi nelle stesse zone”.

Sfortunatamente, differentemente dalle tante informazioni di uomini che passavano il tempo con altri uomini, il resto della comunità queer veneziana non è particolarmente documentata. La Marshall ammette infatti che è molto complesso cercare delle tracce di storia riguardanti donne lesbiche e bisessuali e persone transgender. ” E’ molto difficile trovare una documentazione a riguardo, in qualche modo gli archivi non ne parlano. Le donne non avevano le stesse possibilità degli uomini, per esempio non potevano avere accesso alla stampa così come lo avevano gli uomini”.

Ma la Marshall aggiunge che indipendentemente dalla mancanza di prove, una vita queer femminile esisteva. E se le evidenze a Venezia sono poche, ci sono diversi casi documentati nel Rinascimento, come per esempio il caso della suora lesbica Benedetta Carlini, così come le documentazioni sui femminielli a Napoli che rappresentano in qualche modo un terzo genere e per molto tempo sono stati comparati alle donne transessuali.

L’arrivo del fascismo e la fine della libertà sessuale

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L’arrivo del Fascismo in Italia, verso l’inizio del 1900 cambiò drasticamente la vita degli omosessuali che vivevano la loro vita apertamente. Se fino a quel momento erano benvoluti a Venezia, dovettero cercare nuovi luoghi dove essere accettati, e molti andarono in altre nazioni come il Marocco. Con Mussolini Venezia perse la sua reputazione liberale che non è mai riuscita a ri-ottenere.

La vita gay a Venezia oggi

Oggi Venezia non è più una destinazione di punta della comunità LGBTQ, o almeno non lo è come lo era un tempo. Per una città conosciuta in tutto il mondo come una fantastica destinazione romantica, ci sono davvero pochi luoghi dedicati alla comunità LGBTQ+.

Ma se non ci sono moltissimi spazi per la comunità LGBTQ+, Venezia ha comunque molto da offrire dal punto di vista culturale, in particolare con la Biennale che negli ultimi anni ha aumentato tantissimo la visibilità di artisti LGBTQ.

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E la comunità LGBTQ è presente anche in altri famosissimi eventi culturali della città. Dal 2007 per esempio, viene assegnato il Queer Lion Award al festival internazionale del cinema di Venezia ai film o registi LGBTQ+.

Negli anni quindi, Venezia ha mantenuto il suo andamento tumultuoso riguardo la comunità LGBTQ+ ma per ora la certezza è che Venezia rimane una città che non discrimina.

Articolo tradotto da: https://theculturetrip.com/europe/italy/articles/the-complicated-history-of-lgbtq-venice/

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