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Samurai gay, shudō e vita gay in Giappone

Daniele - Gayly Planet |

Samurai gay, shudō e vita gay in Giappone

Samurai gay in Giappone: la storia non raccontata dell’amore gay fra samurai

Quasi sempre la storia e la cultura gay del passato viene insabbiata e messa da parte. La speranza è che con il tempo si dimentichi quello che è stato.

Per questo motivo in tantissimi non sanno di grandi relazioni amorose della storia come quella dell’Imperatore Adriano ed Antinoo o la vita gay di Michelangelo e la sua arte gay in Vaticano. Ma è in Giappone che abbiamo scoperto lo shudō ovvero l’amore gay fra i Samurai.

Amore gay tra Samurai: cosa è lo shudō?

Lo shudō, in giapponese 衆道 (shudou), era una pratica dei Samurai che consisteva nell’instaurare un rapporto d’amore tra un samurai adulto, il nenja (念者), e un samurai giovane, wakashû (若衆).

Se stai pensando che questa pratica ha a che fare solo con il sesso sbagli. Lo shudō era qualcosa di più profondo, un rapporto che coninvolgeva si il sesso, ma anche sentimenti personali ed emozioni. Praticato dal medioevo e fino al periodo Edo (periodo che va dal 1603 al 1868), i rapporti omosessuali tra Samurai erano socialmente accettati, tanto da essere ritratti in tantissime stampe, fra cui alcune di Hokusai.

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Omosessualità e vita comune in Giappone

A partire dal medioevo in Giappone l’omosessualità, e l’orientamento sessuale in genere, era considerata una semplice preferenza personale che poteva variare da persona in persona. Soprattutto nel periodo Edo, lo shudō era diventato un aspetto tradizionale, ma proprio per questo cominciò a dare problemi.

La forte obbedienza e appartenenza romantica e sessuale tra due Samurai, portò la potenza feudale a temere per questa pratica. Un Samurai era omai più fedele al proprio compagno che alla propria nazione.

Fine dello shudō e limiti sociali dell’occidente

Per la paura del forte legame tra i samurai e con la successiva apertura all’occidente avvenutanel 1868, le pratiche omosessuali furono contrastate socialmente. L’arrivo del cristianesimo che condanna l’omosessualità e le regole culturali occidentali distrussero poco alla volta la pratica dello shudō, cancellandone quasi ogni traccia.

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